VIETATO IL DISSENSO
Si chiude il viaggio della riforma Gelmini, si chiude il lunghissimo iter di approvazioni e procedure per poter far passare i provvedimenti smantella-istruzione pubblica al fine dell’omologazione sociale. Oltre ai grembiulini alle elementari, alle università che avranno la strada aperta alle “libere” speculazioni dei privati (cosa che succederà anche nei licei con il ddl APREA), si consolida anche l’aspetto repressivo della nostra scuola con il voto in condotta. E’ prima di tutto importante chiarire che l’idea che un ragazzo, fin dai primi anni di scuola, dovesse essere “educato” a comportarsi come le istituzioni democratiche pretendono è sempre stata presente all’interno della scuola. Infatti, il provvedimento del governo Berlusconi, introduce il voto in condotta in decimi, così che più basso è il voto più influisce anche sull’intera media scolastica, ma non cambia la sostanza: se non ti comporti come vogliamo noi, ti bocciamo. Se dopo la scuola si entra in un mondo del lavoro in cui costantemente un’impostazione gerarchica e verticistica fa sì che vengano calpestati diritti e libertà (vedi morti sul lavoro con conseguente occultamento cadaveri causa risparmio sulla sicurezza, vedi stipendi ridicoli per giornate di lavoro lunghissime, vedi leggi anti-sciopero, vedi superiori che costringono il lavoratore a essere pagato sul conto corrente di banche che possono così tranquillamente lucrare e investire con i nostri soldi) c’è bisogno, nel periodo in cui il futuro lavoratore precario e sfruttato è ancora giovane, di un sistema di provvedimenti autoritari che faccia sì che lo studente accetti passivamente ciò che gli viene imposto, non abbia mai il coraggio di ribattere a ciò che non gli va bene e impari che in ogni caso è meglio stare zitti e adeguarsi. Nasce quindi il voto in condotta che, mascherato da “ricerca di ordine e disciplina”, impone la remissività e il silenzio agli studenti, che saranno silenziosi e remissivi anche quando, dopo l’esame e un’ipotetica università (ipotetica perché fra un po’ sarà ad esclusivo appannaggio dei più ricchi e quindi aumenterà la probabilità di fare lavori in cui si viene sfruttati) il padrone di turno starà tranquillamente su una poltrona a decidere a piacere della sua vita. Così, mentre la nostra scuola permette tranquillamente e con accondiscendenza che entrino giornalisti a raccogliere interviste-farsa per poi poter pubblicare articoli che giustificano i provvedimenti del governo (come Elettra Gullet de “La Nazione”, che da ottobre cerca di gettare fango sul movimento studentesco), mentre si organizza l’Open Day per poter far vedere il volto più carino e orgoglioso di questa scuola, gli studenti ogni giorno sono costretti a vivere questo clima repressivo, clima in cui diventa “non tollerabile da parte dell’istituzione scolastica” manifestare il proprio pensiero e in cui di fatto non è possibile essere davvero padroni della propria vita.
Collettivo Autonomo Davinci