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Scuole
CORTEO STUDENTESCO*MARTEDI’ 16 MARZO
http://www.youtube.com/watch?v=7o0fb1BvJGg&hl=it_IT&fs=1&
CORTEO STUDENTESCO
MARTEDI’ 16 MARZO
h.9.00 PIAZZA S MARCO
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PRANZO AUTOGESTITO DEGLI OCCUPANTI
In periodo di studio e corsi di recupero….
NON VI MANCA UN PO’ L’OCCUPAZIONE??
Venerdì 5 Marzo
Pranzo Autogestito
ai giardini davanti al Liceo
subito dopo scuola!
prezzi popolari
con musica e mostra fotografica sull’occupazione
a seguire assemblea con i collettivi di firenze
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CORTEO*SPEZZONE STUDENTESCO Sciopero degli Immigrati
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Festa di autofinanziamento dell’Assemblea delle Scuole in Lotta
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Presidio Antifascista contro squadrismo e revisionismo storico
Anche quest’anno, purtroppo, poche decine di persone insceneranno la solita lugubre sfilata silenziosa per
“ricordare le vittime delle foibe e del comunismo”, condita da tricolori, croci celtiche, bandiere neoirredentiste
e saluti romani. Insieme ai rampolli della destra fiorentina ci saranno, ovviamente, i vertici del
PDL.
L’istituzione della Giornata del Ricordo rappresenta un punto di svolta di quel lungo processo chiamato
“revisionismo storico”: un processo che mira alla tanto sbandierata “pacificazione nazionale”, da ottenersi
mediante una “memoria condivisa”, basata su una metodica falsificazione delle verità storiche. Una
falsificazione che avviene per mano dei politici, di destra e di centro-sinistra, che strumentalizzano un
fenomeno svincolandolo dal suo contesto storico e gonfiandone a dismisura i numeri (Gasparri è arrivato
a sostenere addirittura che gli infoibati fossero milioni!), e per mano di alcuni “storici”, incapaci o in
malafede.
Il fenomeno delle foibe può essere infatti compreso solo se lo si colloca nella sua reale dimensione
storica. La Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia entrarono a far parte dell’Italia, a dispetto della loro
composizione etnica, come compenso per aver combattuto a fianco dell’Intesa nella Prima Guerra
Mondiale. L’avvento di Mussolini inaugurò il cosiddetto “fascismo di frontiera” (in piena continuità con
la politica dei liberali): vale a dire una serie di provvedimenti di italianizzazione forzata del confine
orientale, che portarono alla chiusura di scuole croate e slovene, all’imposizione dell’italiano nei giornali
e nei tribunali, fino all’italianizzazione dei cognomi e della toponomastica). Come se non bastasse,
nell’aprile del ’41 l’Italia partecipò all’occupazione nazista della Jugoslavia, rendendosi protagonista di
omicidi, stupri e rastrellamenti, di incendi di interi villaggi e dell’internamento di migliaia di civili in
campi di concentramento (come ordinava la “famosa” circolare 3c del gen. Mario Roatta). E’ in questo
quadro esasperato che ebbe luogo l’episodio delle foibe. Questo va inoltre diviso in due episodi distinti.
Quello del settembre ’43, quando, secondo fonti nazifasciste, i morti furono 3-400 (le salme recuperate
furono 200), nelle stesse zone che, temporaneamente in mano ai partigiani di Tito (giuridicamente al
fianco degli Alleati e contro i Repubblichini!), furono riconquistate al prezzo di 13mila morti tra militari e
civili. Questo fenomeno può quindi essere definito come un episodio di giustizia sommaria delle persone
più compromesse con il regime fascista (se i partigiani avessero voluto fare “pulizia etnica” degli italiani,
il numero dei morti sarebbe stato non poco più alto). L’altro episodio fu quello del maggio ’45, dove gli
scomparsi furono invece 500, regolarmente arrestati e giudicati da un Tribunale Militare (della maggior
parte di essi, che furono fucilati, è accertata la loro passata appartenenza a forze militari o
collaborazioniste del nazifascismo). Delle vendette personali (e ce ne furono in tutta Europa, nei mesi
successivi alla fine della guerra) non possono essere certo resi responsabili un movimento di liberazione
intero né, tanto meno, un popolo.
E’ così che membri di milizie fasciste, civili collaborazionisti e delatori diventano “innocenti la cui unica
colpa era quella di essere italiani e non vergognarsene”, così come i Repubblichini diventano “bravi
ragazzi animati da un non comune amore per l’Italia”, da equiparare ai partigiani liberatori. La Giornata
del Ricordo diventa invece la giornata dell’orgoglio fascista, ufficialmente legittimato dal riconoscimento
dello Stato, e il punto culminante di quell’operazione di sdoganamento che permette a questa feccia di
candidarsi alle elezioni con il PDL (come il leader di Forza Nuova Fiore), di scorrazzare per le nostre città
aggredendo migranti, omosessuali e militanti di sinistra, di mettere in atto raid punitivi contro i lavoratori
in lotta (vedi il caso dell’Eutelia, a Roma) e, in ultimo, di diffondere un’ideologia autoritaria, dell’ordine e
della sicurezza. E’ questo il ruolo dei fascisti, lo era prima del ’22, lo era negli anni della strategia della
tensione e lo è ancora adesso: da una parte intimorire e reprimere chi lotta (protetti e spalleggiati dalle
forze dell’ordine), dall’altra fare proseliti, in tempi di crisi economica, attraverso una propaganda populista
e razzista, affinché chi ogni giorno lucra sulle nostre vite e sul nostro lavoro mantenga inalterati i suoi
immensi profitti e continui a manovrarci dall’alto.
Non lasceremo che mentre i nostri compagni muoiono e soffrono nelle carceri, mentre quattro lavoratori
al giorno non tornano a casa dalle loro famiglie per una miseria, i fascisti, vecchi, nuovi e ripuliti,
ostentino i loro vergognosi simboli e sfilino per la nostra città diffondendo odio e xenofobia.
6 FEBBRAIO PRESIDIO ANTIFASCISTA H 16
P.ZZA DELLA COSTITUZIONE – FIRENZE
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Liberato Francesco
A nome del CAD annunciamo l’avvenuta liberazione del compagno Mannu!
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Aperitivo delle Scuole in Lotta
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Rosarno-L’intolleranza incontra Resistenza
A Rosarno, Reggio Calabria, il razzismo, la prevaricazione e l’odio di quegli italioidi più frustrati ha superato ogni limite.
Ieri due immigrati, lavoratori agricoli sfruttati nei campi calabresi,
sono stati feriti da pallottole sparate da un auto in corsa. E’ stata
la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli immigrati si sono
riversati per le strade e sono scoppiati gli scontri: la polizia li
insegue, questi scappano o si difendono, bruciano cassonetti, alzano
barricate, la gente grida agli sbirri “ammazzateli” e qualcuno spara in
aria: la vera faccia di questo liberismo fatto di panettoni e
sicurezza.
Quando ci sarebbe da parlare delle condizioni infami in cui migliaia di
immigrati vivono, senza igiene, senza riscaldamento, senza una casa,
dovendo ogni giorno raccogliere gli ortaggi e la frutta che
arricchiscono gli sfruttatori bianchi e dovendo ogni giorno subire le
angherie di fascisti, padroni mafiosi e cittadini reazionari, Maroni,
perfetto tramite di quella compagine di fascisti che ci sta governando,
ha detto che la colpa di questi avvenimenti è la “troppa tolleranza”,
ovvero: avremmo dovuti schiacciarli di più. Grazie al ministero
dell’interno e ai media servi questo episodio di resistenza disperata
sarà un altro pretesto per aumentare rimpatri, pestaggi, false accuse,
sfruttamento e angherie verso i migranti, sia da parte del governo, sia
da parte di molti rondisti, bottegai, veri e propri fasci, padroni ecc.
che si fa ormai fatica a distinguere dalle squadracce di mussolini.
intanto continuano violenze vigliacche da parte degli italiani ai danni degli immigrati…
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Per Un 12 Dicembre Contro La Repressione
SPEZZIAMO LE CATENE!
Venerdì 6 Novembre digos e polizia entravano in 11 abitazioni
fiorentine, spaccando porte e finestre alla ricerca di esplosivi e di
armi. Nonostante non sia stato trovato niente, l’operazione si è
conclusa con 10 deportazioni in questura e una custodia cautelare
(ovvero arresto immediato prima del processo e cella di isolamento).
Tutti i perquisiti sono operai delle fabbriche del territorio
fiorentino, attivisti impegnati in attività politiche e nel portare
avanti il movimento. L’arrestato è Francesco Mannucci, operaio di Pontassieve al momento disoccupato.
Dopo mesi in cui la questura ha indagato su di lui tenendo sotto
controllo i suoi spostamenti e registrando le sue telefonate, è giunta a formulare un’accusa di terrorismo
basata su tre ridicoli episodi: furto di una palma da un albergo,
lancio di un petardo davanti all’agenzia delle entrate (che la questura
ha inizialmente provato a definire ordigno) e infine essere una persona
capace di radunare in poco tempo tante persone. Sul petardo davanti
all’agenzia delle entrate i testimoni riferiscono di aver visto
allontanarsi un giovane a bordo di una lancia (Mannucci possiede
un’Alfa Romeo) con una targa non corripondente a quella di Francesco,
mentre sul terzo episodio, risalente al maggio scorso, l’accusa si basa
sulle telefonate raccolte una sera in cui Mannucci cercava l’aiuto di
amici poichè chiamato da un’amica minacciata all’interno di un locale
da 15 fascisti appartenenti a “la fenice”. Nonostante l’accusa di
terrorismo sia immediatamente decaduta in quanto rifiutata dal GIP,
Mannu si trova ancora in carcere perché ritenuto un “soggetto pericoloso”.
Tutto questo inserito nel contesto di un giro di vite che ha portato agli
arresti di Pistoia, Livorno e Milano (dove 5 studenti universitari sono
stati arrestati per non aver pagato alcune fotocopie fatte l’anno
prima).
Anche nella scuola, grazie al voto in condotta e alle collaborazioni
tra presidi e questura, si è soggetti alla repressione. Lo abbiamo
visto negli ultimi tempi con le sospensioni, le denunce e le cariche
contro gli studenti, all’interno di un processo che vede le persone
essere definite “indisciplinate” a scuola e all’università e
“pericolose” da lavoratori.
Smettiamo di pensare che tutto ciò sia funzionale alla nostra sicurezza, perché questa repressione, che ci educa al controllo e all’obbedienza, è applicata a tutti coloro che pensano con la propria testa e possono risultare scomodi.
MANNU LIBERO!
TUTTI/E LIBERI/E!
NO ALLA REPRESSIONE NELLE SCUOLE E NELLE STRADE!
SCENDIAMO IN PIAZZA SABATO 12 DICEMBRE AL CORTEO REGIONALE CONTRO LA REPRESSIONE
Collettivo Autonomo DaVinci